Un’intervista a più voci per parlare di mobilità dolce e turismo di comunità per destinazioni sostenibili. Il recupero di borghi e cammini dove poter svolgere un turismo di scoperta e di connessione con le comunità locali, che dovranno divenire sempre più accoglienti e consapevoli della propria identità per attrarre ed emozionare il visitatore.
Ospiti dell’ottava puntata sono stati Federico Massimo Ceschin, Simone Bozzato e Danilo Sordi, intervistati dal direttore tecnico del GAL Castelli Romani e Monti Prenestini Patrizia Di Fazio.
Si è parlato di Mobilità dolce e Turismo di comunità per destinazioni sostenibili. Un’interessante intervista, ricca di spunti e riflessioni, anche sulle nuove possibilità offerte dal #SistemaTurismoCastelliRomani.
L’emergenza sanitaria da una parte ha bloccato il turismo, specialmente quello internazionale, ma dall’altra ha permesso agli operatori del settore di riordinare idee e pacchetti. L’ottavo appuntamento della rubrica #Combattiamolacrisi a cura del Gal Castelli Romani e Monti Prenestini è dedicata proprio al tema “Mobilità dolce e Turismo di comunità per destinazioni sostenibili”. Il direttore tecnico Patrizia Di Fazio ne ha parlato con Federico Massimo Ceschin, Simone Bozzato e Danilo Sordi, introducendo il territorio come delle Piccole Patrie, borghi e cammini dove svolgere un turismo di scoperta e di connessione con le comunità locali, che dovranno divenire sempre più accoglienti e consapevoli della propria identità per attrarre ed emozionare il visitatore. Un percorso di valorizzazione dei prodotti, delle aziende agricole e delle cooperazione turistica che è possibile perseguire anche grazie anche ai finanziamenti messi in campo dal GAL Castelli Romani e Monti Prenestini.
Federico Massimo Ceschin è il Segretario generale di “Cammini d’Europa” e presidente della Simtur, la Società Italiana Professionisti Mobilità dolce e Turismo sostenibile. Si occupa in particolare di sviluppo locale in chiave di valorizzazione dei patrimoni ambientali e culturali attraverso il volano del turismo. “I dati precedenti alla pandemia indicavano segnali incoraggianti per il turismo, con gli arrivi internazionali dati in crescita da 60 a 75 milioni l’anno nei prossimi anni – spiega Ceschin – ma queste previsioni servono spesso solo a costruire nuove strade e raddoppiare gli aeroporti. Non riusciamo a cogliere che la crescita non è solo una questione di numeri, va considerato anche il benessere delle persone che vivono in un territorio. Ci deve essere un incontro tra comunità locale e turisti”. Un turismo dolce, come ha spiegato Ceschin, che fino a qualche anno fa era considerato di nicchia, ma che il Coronavirus ha fatto diventare attuale, basti pensare al bonus mobilità e ai confini territoriali. L’intervento è poi passato alle possibili soluzioni per ripartire dopo la pandemia, un tema che è stato affrontato dall’espero anche in un recente webinar da lui organizzato. “Questo tempo apparentemente sospeso ci ha costretto a riflettere su mobilità e turismo, nonché su tutta la filiera dei servizi che ruota intorno – ha proseguito – La prima risposta alla crisi è quella di partire dall’elemento dell’identità. Mi piace citare spesso Adriano Olivetti che parlava del concetto di piccole patrie. Bisogna individuare delle molecole territoriali capaci di esprimere una propria identità territoriale. La forza di una comunità è quella di sentire il proprio spirito di appartenenza a un cluster territoriale ed è direttamente proporzionale alla forza di proiettare la propria immagine lontano. Durante quest’incontro abbiamo chiesto ai partecipanti di provare ad analizzare la propria capacità di sentirsi brianzoli piuttosto che salentini o appartenenti a un territorio che ha una sua forte identità culturale per capire se attraverso una nuova economia delle esperienze sia possibile ripartire ricucendo questo tessuto. Basta anche semplicemente una conoscenza con i giovani, con chi gestisce la bocciofila o con il parroco di un luogo. Questa domanda serve a capire se mobilità dolce e comunità siano elementi utili a far rifiorire e accogliere. Nelle prossime settimane raccoglieremo le adesioni di queste cellule territoriali. L’obiettivo è quello di aggregarsi attraverso piccole e grandi esperienze di comunità per riattivare un volano economico senza attendere le riaperture di tutte le frontiere per i flussi turistici”.
Simone Bozzato, professore associato dell’Università di Roma Tor Vergata, ha condiviso con il GAL diverse iniziative negli ultimi anni. In particolare il percorso di progetto di “Terre Ospitali”, una rete di imprese dell’accoglienza e dell’eccellenza enogastronomica dei Castelli Romani e dei Monti Prenestini. Il direttore tecnico Patrizia Di Fazio ha voluto ricordare questo percorso e il suo senso di accoglienza, con le tradizioni popolari al centro. “Abbiamo provato anche a creare delle comunità di prodotto – ha spiegato – pensando poi che i tour operator si aspettano di poter commercializzare delle offerte, cosa che non è poi così immediata. Invece questo potrebbe essere proprio il momento giusto per affrontare questo ultimo pezzo nella costruzione della comunità”.
“Purtroppo in Italia non si riescono a trovare momenti di attuazione dell’ultimo miglio – ha esordito Bozzato – è come se avessimo lavorato per anni immaginando qualcosa e poi fosse stato realizzato altro. Tecnicamente con questo qualcos’altro non siamo riusciti a costruire un meccanismo di dialogo affinché le piccole patrie possano trovare ospitalità all’interno di una struttura. Dal mio punto di osservazione, posso dire che fino a pochi anni fa si vedeva l’Università come un luogo dove i professori si chiudevano nelle loro stanze. Adesso il mondo è cambiato in maniera veloce e si prova a giocare un ruolo importante in questa triangolazione di cui fa parte anche il GAL. I due elementi fondamentali su cui ragionare sono quelli della formazione e della governance. Due tasselli che se non entrano pienamente nel meccanismo di gestione dei processi, non si riesce a fare quest’ultimo miglio e creare un prodotto. Noi come formatori abbiamo dei corsi di laurea professionalizzanti, perché l’obiettivo è che non ci sia più un distaccamento tra scuola, università e mondo del lavoro. C’è un percorso, una filiera per i ragazzi che vivono e crescono in una comunità. Il passo successivo alla formazione è il dialogo con il sistema turistico. L’altro elemento importante è la capacità di narrazione di questi luoghi. C’è un termine utilizzato molto in questo periodo che è storytelling, ma io dico placetelling: una narrazione strutturata nella logica della formazione. Dobbiamo arrivare a una crescita con un meccanismo di aggregato attraverso dei modelli legati ai diversi target (cammini, enogastronomia) che devono creare forme integrate di proposta turistica. In questa fase ci dobbiamo concentrare per diventare elemento chiaro e distinto, per avere una riconoscibilità internazionale del brand Castelli Romani. Arrivare con dei prodotti finiti che possono andare sul mercato”.
Il Commissario della Comunità Montana Castelli Romani e Monti Prenestini Danilo Sordi ha ricordato il progetto finanziato anche dal Gal della via Francigena del Sud. Stavolta la sollecitazione del direttore tecnico Di Fazio è arrivata sul tema degli spazi che vanno infrastrutturati, vissuti e gestiti, nonché sul tema dell’ospitalità che diventa centrale così come quello delle competenze…
“Sono un appassionato camminatore zaino in spalla e abbiamo pensato a questa idea quando ero sindaco di Gallicano con l’obiettivo di rilancio turistico delle aree interne – ha detto in videoconferenza – Ora stiamo sistemando e attrezzando il tratto che da Montecompatri passa per Genazzano e arriva fino al confine con la Provincia di Frosinone, un territorio che per fortuna fa parte totalmente della nostra Comunità Montana. La nuova idea che abbiamo avuto e per cui stiamo cercando fondi è quella di inserire un’esperienza culturale di questo cammino. Per cercare di fissare queste emozioni ci siamo inventati il festival “Pellegrinando” che dovrebbe essere il primo sui cammini e sulle esperienze dei viaggiatori. Abbiamo raccontato la nostra idea durante il Festival del Cinema di Roma e raccolto pareri favorevoli, nonché un primo piccolo finanziamento. L’idea è che il cammino non sia solo sforzo fisico, ma che si può camminare pensando. Parlando invece di infrastrutture, abbiamo progettato una serie di ciclovie che si connettono ai vari punti di accesso con Roma. Sono percorsi che nascono per il tempo libero e lo sport, ma che abbiamo intenzione di trasformare in vere e proprie alternative di mobilità”.