Intervista al direttore marketing di Promo Turismo del Friuli Venezia Giulia per ragionare insieme su una delle attività fondamentali per i nostri operatori: il turismo post-covid, da perseguire nelle sue diverse declinazioni: rurale, agrituristico e presso i borghi e le aree naturali del nostro territorio.
Ospite della quinta puntata è Bruno Bertero, direttore marketing di Promo Turismo Friuli Venezia Giulia. Intervistato dal Direttore Tecnico del GAL Castelli Romani e Monti Prenestini Patrizia di Fazio, parla di turismo post Covid-19, gli scenari e la strategia per la nostra destinazione.
Bruno dal 2015 sei a capo della Destination Management Organizzation del Friuli Venezia Giulia e ti sei occupato di organizzazione e promo commercializzazione. In questo momento cosa avete fatto per il Covid?
Questa affermazione che sentiamo quotidianamente che il dopo non sarà come prima contiene del vero. Bisognerà ripensare alla fruizione dei prodotti. Molti rimarranno invariati: il sistema bike, il sistema enoturistico, il sistema culturale. Quelli saranno cluster che non varieranno.
Quello che varierà sarà il modo di fruire di questi sistemi.
Vediamo cosa abbiamo fatto noi e cosa potrebbero fare le destinazioni.
Noi dal primo momento della crisi abbiamo costituito un comitato di crisis management. Abbiamo richiamato centralmente tutte le comunicazioni e dichiarazioni, sia social che off line, per evitare confusione nei confronti dei stakeholder, degli operatori, ma soprattutto dei turisti.
Abbiamo passato una fase di resilienza, abbiamo abbassato la fiamma e fornito una comunicazione semplice e ottimistica. Invece in quest’ultimo periodo stiamo leggermente ampliando la comunicazione con dei contenuti, concentrandoci su tutte quelle attività che possiamo fare dal punto di vista del digital.
Una grande eredità che ognuno di ha lasciato il Covid è che ognun odi noi ha fatto un passo avanti verso la digitalizzazione: zoom, skype e non solo. Siamo diventati tutti un pochino più digitali.
Ognuno di noi ha un comportamento diverso a seconda della crisi e che è variato durante le settimane.
Questo ragionamento ci porta ad aprire secondo grande blocco: che tipo di prodotto dobbiamo realizzare. Il prodotto dovrà seguire i comportamenti dei nostri turisti.
Non ne avremo di nuovi avremo i vecchi che avranno un comportamento differente.
Questo è ciò che abbiamo studiato nell’arco di queste settimane, cercare di capire cosa cercherà la gente dopo questo Coronavirus e riscrivere il prodotto in questa funzione.
Si deve rispondere con il nostro prodotto a una segmentazione anagrafica. Chi riprenderà a viaggiare?
Sicuramente la segmentazione tra i 25 e i 30 anni, i baby boom tra i 45 e i 50 e un iniziio della mature generation tra i 60 e i 65.
Poi c’è la segmentazione comportamentale. Chi viaggerà? Sicuramente le famiglie con i famiglie che non hanno esaurito soldi e periodi di vacanze.
E sicuramente – la più importante – è la segmentazione comportamentale. Ci sarà chi sarà incapace di reagire e non viaggerà e quelli più ottimisti che sono nella fase dove la paura lascia spazio a un cauto ottimismo e poi ci sono i super ottimisti che non vedono l’ora di affollare di nuovo gli spazi.
Sono tre segmentazioni che sono complicate, ma intanto si comincia a ricostruire il prodotto.
Noi sentiamo gli operatori che si interrogano. Qualcuno vorrebbe regole molto chiare, ma come dici te c’è da considerare la parte psicologica, la decisione e la voglia di spostarsi per andare verso una struttura. In che modo dunque le nostre imprese si dovrebbero muovere accogliere per rassicurare il turista?
“È vero, qualcuno vorrebbe delle linee guida precise. Inutile commentare il ritardo di queste linee guida, forse si è voluto aspettare per osservare i comportamenti.
Il tema vero è che queste linee guide non ci sono e non arriveranno forse per un periodo abbastanza lungo.
Io sono vicino ad Austria e Slovenia che al momento della chiusura della Fase uno già avevano dato regole e tempi della fase due.
Io dico di non immaginare plexiglass e altre cose che sono state ipotizzate.
Quello che suggerirei io in assenza di regole generali è darsi regole di territorio.
Permetterebbe a voi come struttura e agli operatori di avere certezza di accoglienza complessiva su un territorio. Dopo di che avremo a che fare con i comportamenti diversi dei visitatori – turisti.
Inizialmente avremo abitanti della stessa regione e bisognerà essere reattivi, capaci di rispondere alle esigenze capaci delle persone al momento in cui arriveranno.
Se hai un disciplinare di base che rafforza ad esempio il settore della ristorazione o distribuzione, tutto il resto è distanziamento. C’è un’autoregolamentazione a cui possiamo pensare noi, fatta dalla base e su tutto il territorio.
Si può implementare il servizio dell’offerta. Dobbiamo far capire che abbiamo un’offerta ed è un’offerta sicura. Non dal punto di vista sanitario, altrimenti nessuno avrà voglia di andare in vacanza.
I Castelli Romani e i Monti Prenestini sono preda di un gran numero di visitatori da Roma.
In passato abbiamo affrontato il problema della destagionalizzazione, come allungare un pernotto dei turisti. Ora pensiamo che in questo periodo buona parte della città di Roma si riversi dalle nostre parti e dare un segnale che si lavora in sicurezza non è per niente facile.
Dal punto di vista del coordinamento territoriale ci siamo, ma ci manca un confronto costante con gli operatori che voi fate in Friuli da anni. Anche da noi si fa, ma non è definitivamente strutturato.
Si cerca di dare spunti affinché i nostri operatori possano avere un approccio costruttivo.
Da questo punto di vista cosa ti senti di dirci?
Direi che avete le caratteristiche in linea con il turista post Coronavirus: avete spazi aperti, strutture ricettive commisurate al vivere bene e al vivere un’esperienza.
Serve una strutturazione per far fronte a un flusso di persone che potrebbe essere ben superiore al passato. Bisognerà essere assolutamente pronti a ricevere le persone. Bisogna avere il coraggio di “ridurre” per poter ripartire quando si potrà fare, avere il coraggio di guardare a strutture che possano proporre modelli.
Il tema del GAL potrebbe essere proprio quello diventare una struttura di coordinamento degli operatori. Probabilmente dovrà cambiare un po’.
Noi in questo periodo ci stiamo mettendo in una fase di restart verso gli operatori: maggior coordinamento e autorevolezza per poter immettere determinate informazioni.
Questo è il ruolo che vi viene richiesto e vi permetterebbe di poter dare delle informazioni efficaci verso un mercato interno garantendo alcuni servizi di base. C’è poi il tema di quali operatori potranno garantire quei servizi.
Dove ci sono i maggiori rischi?
Prima della chiusura complessiva noi eravamo preoccupati di quello che stava succedendo in montagna. Pensavamo agli impianti sciistici aperti e non pensavamo alle città di mare, invece in quel week end c’è stato un bel sole e tutta la concentrazione l’abbiamo avuta al mare in località come Lignano e Grado. Bisogna stare attenti a errori di comunicazione, gestire buone pratiche, buone prassi.
Questo è così necessario quanto complesso. Anche noi abbiamo avuto questo effetto ad Ariccia dove ci sono le fraschette. Bisogna gestire meno numeri e avere la forza di farlo. Giusto pensare a puntare più sulla qualità sia come offerta che fruizione? Mi rendo conto che è difficile come ragionamento pensare a delle nicchie dopo un periodo di restrizioni.
Può essere questo un modo per ripartire puntando all’innalzamento del livello qualitativo? O non c’è la condizione psicologica per farlo e non è giusto farlo?
È giusto farlo, altrimenti l’alternativa è svendere per portare dentro il maggior numero dei turisti. Ma è difficile farlo capire agli operatori.
Bisogna fare con loro considerazioni di due tipi: mi conviene aprire o restare chiuso? Qual è il modo migliore per limitare le perdite?
Parallelamente c’è il tema della domanda. Bisognerà analizzare bene che tipo di fruitori e di turisti ci troveremo di fronte. Questa crisi ha messo in ginocchio decine di migliaia di famiglie e chi avrà disponibilità economica più alta cercherà qualità più alta. Quindi la risposta è sì.
Io ho sempre lavorato sul concetto delle rete di prodotto come innalzamento della qualità.
Il ruolo del GAL è fondamentale, perché ti trovi di fronte alla possibilità di aggregare operatori che capiscono l’importanza di investire su sistemi di protezione individuale per certificare il livello sanitario della loro struttura.
Investire oggi nella comunicazione di quello che la tua struttura ricettiva e di accoglienza ha fatto in questo periodo. Come ha tutelato la salute di chi opera all’interno della struttura e l’igienizzazione. Raccontare questa storia. Dal momento in cui hai a che fare con un turista stai promuovendo un livello qualitativo superiore della struttura.
Nostro obiettivo in questo periodo è aprire le spiagge.
Nel disciplinare abbiamo messo quattro linee guida per evitare assembramenti, fare vacanza a non cure sanitarie.
Tra gli operatori c’è chi aderisce e dice non importa questo è l’anno in cui dobbiamo investire e gli altri che sperano che dopo questa fase di lockdown torni tutto come prima e spostare 15 centimetri l’ombrellone risolva il problema.
L’innalzamento della qualità può essere letta in molti modi, non vuol dire maggiori servizi ma maggiore maggiore attenzione all’utenza. Questo è uno degli elementi fondamentali per ripresentarsi al mercato.
Noi oggi abbiamo una Dmo che fa una promozione ottima dei Castelli Romani da diversi anni
Ha delle collaborazioni più o meno strutturate con tutti gli altri enti sovraterritoriali che si occupano di promozione o che gestiscono asset o attrattori importanti del territorio. Questo non si è ancora tradotto in valore economico. Il mondo delle imprese però ha sempre difficoltà a raccordarsi. Come vanno affrontati i termini di questa collaborazione?
Mi dai 4 spunti di riflessione. Il sistema delle imprese in questo momento è in crisi, in ginocchio e ha necessità di capire come chiudere i bilanci 2020 che saranno ingenerosi dal punto di vista finanziario. Si parlerà di sopravvivenza.
Però il sistema delle imprese oltre a essere alla ricerca di risorse economico finanziarie è alla ricerca di indirizzi certi, di qualcuno che guidi la nave che dovrà ripartire e agganciarsi. È un’occasione buona per fare rete tra gli operatori che non hanno punti di riferimento a cui guardare.
Prima non lo facevano perché il mercato gli dava soddisfazioni, ma ora hanno capito che il futuro non sarà così e premierà sempre di più i sitemi territoriali.
È chiaro però che dentro questa osservazione il tema vero è il coordinamenteo delle strutture che operano per la promozione. L’obiettivo deve essere quello comune di salvare le imprese attraverso uno strumento di rilancio. La versa crisi non è adesso è quella post estate, arriverà entro fine anno.
Serve un’azione di coraggio dove ogni singolo soggetto dovrà perdere qualcosa e metterlo a disposizione su un tavolo di ogni singolo soggetto.
Anche i soggetti come le Dmo dovranno spogliarsi dai loro ruoli e diventare più efficaci.
Quando si aprirà la promozione del turismo, saremo tutti sullo stesso mercato: prima la stessa regione, poi in Italia e il prossimo anno l’estero.
Oguno tenterà di di aprirsi una via, una parte di segmento che sarà lo stesso per tutti. Tutti lavoreremo sugli stessi segmenti. Per questo motivo ci vuole un ordine e la proprietà delle nostre azioni e lasciare quelle che non hanno efficacia, a fronte di quelle che sono immediatamente efficaci.
Nella strategia che stiamo attuando con il GAL per questa programmazione abbiamo delle misure che si chiamano “progetti di cooperazione” per la creazione di prodotti turistici. Prevede che un gruppo di imprese si mettano insieme per realizzare il loro prodotto e c’è anche un controbuto economico che viene riconosciuto a fondo perduto. Può essere uno degli strumenti operativi per dare corpo a queste cose che stai dicendo? Noi pubblicheremo i bandi per queste misure entro maggio e la proposta è quella di condividere l’idea con i nostri soci, con il nostro territorio e sottoporla alla Regione.
Il tema cooperazione è fortissimo, ma non c’è solo il problema di pubblicare un bando. Il GAL vuole che le misure abbiano efficacia maggiore verso il mercato, gli operatori vogliono avere il massimo del risultato e io cerco di orientare il mercato, avendo anche il coraggio di selezionare.
Gli imprenditori capiranno che quel sistema di rete oggi li salverà, ci salveremo tutti insieme.
Le parole chiave per il 2020 sono e la stagione estiva sono aria aperta e naturalezza, per gli operatori fiducia, un bel sorriso e la nostra protezione, per tutti la sostenibilità.
Chiudo dicendo che bisogna avere la capacità di connaturare le esigenze della popolazione residente con i cittadini temporanei, ossia i nostri turisti. Laddove vive bene la popolazione, un turista non può che star bene.